Roma anni '60. Massimo giornalista di un rotocalco scandalistico, si trova in mezzo ai vizi e scandali di quella che era definita "la dolce vita" dei divi del momento.
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"è una pittrice americana, è venuta a cercare il colore a Roma dove non c'è"...è il commento della stupenda e bravissima Anouk Aimèè (Maddalena=simbolo evangelico) durante una delle tantissime e straordinariamente dirette opulente feste della big generation romana anni '60. la Dolce Vita è un punto di arrivo, una riflessione amara, MA PARTECIPE di una situazione sociale e culturale in sostanziale declino. per Cultura qui intendo ogni aspetto della società quindi anche l'etica. Etica cristiana e non, anzi etica cristiana che non riesce più ad abbracciare la popolazione (stupenda la sequenza iniziale) per motivi ecclesiologici e sociali. Fellini dipinge quadri in movimento, Cinema che osserva e che in una certa maniera lavora esattamente come Marcello, a contatto con la società anche se con tutti quei problemi. è da questo impegno (che all'epoca fu capito da pochi) che nasce la figura di Steiner, una torre di babele in cui etica, erudizione, cultura, affetti, amore non parlando più la stessa lingua e inevitabilmente il senso della vita cade con tre colpi di pistola. Fellini non si distacca per presunta superiorità intellettuale, ma è partecipe e racchiude nel suo cinema superbo il suo significato più nobile e veritiero: "la cosa da fare" di cui parla Welles.